sabato 5 maggio 2007

Fred Adams & Ken Aizawa - “The Bounds of Cognition"

(scheda dell'articolo)

Fred Adams & Ken Aizawa,
“The Bounds of Cognition”, Philosophical Psychology,
Vol. 14, n. I, 2001



Introduzione

Talvolta gli uomini si servono di strumenti o processi esterni per facilitare i propri compiti cognitivi, come quando usiamo carta e penna per fare una moltiplicazione tra due numeri con molte cifre.
A&A mettono a paragone il modo in cui il senso comune interpreta queste situazioni e il modo in cui alcuni filosofi complicano inutilmente le cose.
  • Questi strumenti, come carta e penna, ci permettono di aggirare, superare, i limiti delle nostre capacità cognitive cerebrali.
  • Questi strumenti e questi processi esterni insieme ai nostri cervelli danno vita ad un nuovo sistema cognitivo integrato e quindi devono esser cosiderati cognitivi; quindi la nostra mente si estende al di là dei limiti fisici del cervello e del cranio.
La prima posizione può essere definita “internalista”, la seconda “esternalista”. A&A identificano come paladini dell'esternalismo:
  1. Daniel Dennett [Kinds of Minds]
  2. Andy Clark & David Chalmers [The Extended Mind]
  3. Merlin Donald [L'evoluzione della Mente]
  4. Edwin Hutchins [Cognition in the Wild]

In questo saggio A&A vogliono difendere il senso comune. In tutti i casi che conosciamo di uso di strumenti da parte degli uomini, i processi cognitivi interni al cervello interagiscono con processi non cognitivi del mondo esterno.

A&A vogliono sostenere quello che chiamano un “contingent intracranialism”. Concedono a C&C che l'essere interno al cervello non può esere il tratto distintivo del mentale e che quindi proprio il definire che cosa è il tratto distintivo del cognitivo è il passo necessario per stabilire i confini della cognizione. Ma una volta stabilita la cifra del cognitivo ci si accorge che, come fatto empirico contingente, tutti i processi cognivi umani sono interni al cervello. Una cognizione transcranica o extracranica è logicamente possibile ma, per quanto ne sappiamo della cognizione e del cervello umano, la possibilità che qualche strumento acquisti le proprietà cognitive dei nostri cervelli è piuttosto remota.


I tratti distintivi del cognitivo


Assunzione senza giustificazione: cognitivo come sottoinsieme di mentale; qualia lasciati da parte.

Due condizioni essenziali dei processi cognitivi:
  1. Gli stati cognitivi devono implicare un contenuto intrinseco, non-derivato.
  2. I processi cognitivi devono essere individuati causalmente come una categoria ben determinata.
Quindi A&A sostengono che, " secondo la nostra concezione ortodossa, la cognizione implica tipi particolari di processi che implicano rappresentazioni non derivate.”

L'analisi dei presunti casi di cognizione transcranica

Sottoponendo l'esempio delle tre modalità di gioco del Tetris (vedi mia scheda articolo di C&C) alle due condizioni proposte, ci si accorge - dicono A&A - che nella seconda modalità (quella della rotazione fisica) non ci troviamo di fronte ad un caso di cognizione transcranica. Infatti
  1. condizione: rappresentazioni non derivate.
    Nella prima modalità il soggetto usa rappresentazioni mentali non derivate, ma nella seconda modalità usa direttamente i blocchi sullo schermo computer, quindi nessuna rappresentazione nè intrinseca nè derivata.
  2. condizione:differenze nei processi.
    I processi implicati nelle prime due modalità sono chiaramente molto differenti.
La terza modalità è, secondo A&A, non ben specificata e quindi non va altro che intorpidire le acque. In ogni caso è possibile assimilare la 3 modalità alla 1 o alla 2, ma non a entrambe.

Per gli stessi motivi – e ancor più ovviamente - il modo in cui Otto e Inga arrivano a “ricordare” che il MOMA si trova nella 53rd strada non può essere considerato affatto simile. I “ricordi” di Otto non possono essere considerati tali, perchè i simboli sul suo blocco note presentano solo contenuto derivato. Inoltre i processi che portano alla recupero della “credenza nella memoria” è profondamente differente nei due casi.

Considerazioni simili possono applicarsi alla teoria degli exogrammi di Donald. Merlin Donald è molto più dettagliato di C&C sulle varie tipologie e caratteristiche delle rappresentazioni esterne. E illustra piuttosto bene le differenze tra engrammi ed exogrammi, quindi concorda con noi sulla differenza sostanziale tra i due; ma non considera che le rappresentazioni esterne hanno per forza un contenuto solo derivato; e non arriva alla conclusione che quindi non è possibile considerarle entrambe cognitive.

A&A si spingono ad accusare di comportamentismo i fautori della mente estesa: ogni cosa comportamentalmente equivalente ad un sistema cognitivo deve essere un sistema cognitivo.

Non mi sembra che l'internalismo di A&A si possa definire “contingente”. Mi sembra invece che sia la loro prima che seconda condizione rendono impossibile un processo cognitivo che sia extracerebrale. Se l'esternalismo è una possibilità logica, sarebbe interessante sapere da A&A in quale caso, sebbene non reale, potrebbe verificarsi.

Inoltre mi sembra che la loro posizione alla fine sia anti funzionalista.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu