domenica 21 gennaio 2007

La natura del linguaggio. Cervello e ambiente

Nell'ambito del secondo festival della scienza di Roma ho assitito il 20 gennaio 2007 al dibattito:
La natura del linguaggio. Cervello e ambiente
con Felice Cimatti, Norbert Hornstein, Edoardo Lombardi-Vallauri, Andrea Moro. Coordinato da Francesco Ferretti.

venerdì 19 gennaio 2007

Dibattito su "La Nascita e le età della mente"

Nell'ambito del secondo festival della scienza di Roma ho assitito il 18 gennaio 2007 al dibattito:
La Nascita e le età della mente
con Gary Marcus, Stanislas Dehaene, Fabrizio Doricchi e coordinato da Alberto Oliverio.

Lectio Magistralis di Stanislas Dehaene

Nell'ambito del secondo festival della scienza di Roma ho assitito il 18 gennaio 2007 alla
Lectio Magistralis di Stanislas Dehaene dal titolo "La Mente intima".

Dehaene si interessa della ricerca dei sostrati neurologici degli stati di coscienza. Molto interessante.

Dibattito su "Una mente o molte menti?"

Nell'ambito del secondo festival della scienza di Roma ho assitito il 17 gennaio 2007 al dibattito:
"Una mente o molte menti? Architettura della mente e sviluppo cognitivo"
con Alfonso Caramazza, Howard Gardner, Annette Karmiloff-Smith, Domenico Parisi, Elizabeth Spelke
e condotto da Roberto Cordeschi.

Gardner un po' deludente. Interessente invece Spelke e Caramazza.

mercoledì 17 gennaio 2007

Lectio Magistralis di Alfonso Caramazza "Parole e cervello"

Nell'ambito del secondo festival della scienza di Roma ho seguito la
Lectio Magistralis di Alfonso Caramazza "Parole e cervello".
Roma, 16 gennaio 2007, Auditorium

Caramazza è un neuro-linguista molto bravo e la sua lezione è stata molto interessante.

lunedì 15 gennaio 2007

Piccola ricerca sulla teoria della mente estesa

Tutti coloro che accettano o rifiutano il modello della mente estesa partono dal saggio:
Andy Clark & David J. Chalmers, The Extended Mind, ANALYSIS 58: 1: 1998 p.7-19 [vedi mia scheda]


I seguenti articoli prendono posizione contro alcuni aspetti della concezione esposta da Clark e Chalmers:

Molti saggi sulla mente estesa si troveranno in Richard Menary (ed.) The Extended Mind. Forthcoming, Ashgate (fine 2006 oppure inizio 2007). Per esempio:
  • John Preston, The Extended Mind, the Concept of Belief, and Epistemic Credit
  • Andy Clark, Memento's Revenge: Objections and Replies to the Extended Mind
  • Adams, F. & K. Aizawa, Defending the Bounds of Cognition
  • Clark, A., Coupling, Constitution and the Cognitive Kind: A Reply to Adams and Aizawa
  • Rupert, R., Representation in Extended Cognitive Systems: Does the Scaffolding of Language Extend the Mind?
  • Wilson, R.A., Meaning Making and the Mind of the Externalist

Ci sono state due conferenze sulla Mente Estesa all’University of Hertfordshire, organizzate da Menary:

Altri scritti che dovrebbero aver a che fare con il tema della mente estesa, ma non so quanto valgono né che posizione prendono (alcuni con dati bibliografici incerti):


Mi sembra che – come mettono in chiaro Di Francesco e Marconi – le due concezioni della mente come incarnata e come estesa siano due posizioni a cui si arriva estendendo il funzionalismo classico.
Sono apparentemente opposte (incarnata/disincarnata), ma in realtà complementari.
Embodied Mind = mente incarnata = mente incorporata
Extended Mind = Distributed Mind = Embedded Mind = mente estesa = mente distribuita = mente inclusa, innestata nell’ambiente

Contribuiscono alla nascita di queste teorie sia la nuova robotica (Brooks), sia la sottolineatura dell’importanza del corpo e delle emozioni in tutte le funzioni cognitiva (Damasio), sia gli studi di psicologia evolutiva ed infantile, sia le considerazioni sul ruolo del linguaggio e della cultura nel dar forma alla mente soggettiva.

Michele Di Francesco, “«Mi ritorni in mente». Mente distribuita e unità del soggetto”

in Networks, 3-4 2004, pp. 115-139; http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/ai/networks/04/.

(riassunto e note)

Se Frege e Russell, forse esagerando, avevano espulso i pensieri dalla mente (Dummett, 1988), oggi assistiamo al fenomeno opposto: l’intrusione della mente nel mondo (umano e naturale).

“Dove è la mente?” equivale a chiedersi “Che cosa è la mente?”.

Obiettivi dell’articolo:
  1. Mostrare che la concezione che equipara la mente all’elaborazione dell’informazione conduce verso due direzioni apparentemente opposte ma in realtà complementari: embodiment (incorporazione, mente nel corpo) e de-embodiment (scorporazione, mente distribuita, mente nel mondo).
  2. La concezione della mente incorporata e distribuita trascura aspetti essenziali dei fenomeni mentali (soggettività, mente personale).

Nota:
“Dov’è la mente?”
E’ una domanda sensata? Non sarebbe come chiedersi “Dov’è l’amore?”. Qui lo stesso Cartesio ci dovrebbe aiutare:
  • La mente non ha estensione!
  • Ma ovviamente non è una sostanza, ma uno stato di una o più sostanze e queste ultime occupano uno spazio. Quali sostanze?
    • sistema nervoso
    • corpo
    • ambiente
Allora la domanda andrebbe riformulata così “Dove sono le sostanze che permettono la mente? Sono tutte interne alla testa?”

Il funzionalismo computazionale inclina (senza necessitare) verso una teoria della mente che ne dissolve gli aspetti esperienziali e soggettivi, in favore di una concezione distribuita e sostanzialmente a-personale. [molto giusto]

Se i processi mentali sono elaborazione dell’informazione, allora in prima battuta
la mente è dove c’è elaborazione dell’informazione. E non dove c’è esperienza.
l’elaborazione dell’informazione (e quindi la mente) è molto più diffusa dell’esperienza: di una gran massa dei processi di elaborazione cognitiva noi siamo di fatto all’oscuro.

Se “mente = informazione elaborazione”,
allora “mente>esperienza cosciente, mente> io biologico”.

Il funzionalismo rende possibile l’estensione della mente al di là dei confini del corpo e del cervello.


Nota:
Credo che Di Francesco abbia ragione a sostenere che non c’è incompatibilità tra funzionalismo computazionale e mente incorporata, anzi che proprio il funzionalismo computazionale permette una visione della mente incorporata; però nello stesso tempo ho la sensazione che sottovaluti l’importanza delle critiche della nuova scienza cognitiva al funzionalismo computazionale classico.
Devo essere in grado di formulare con molta precisione le differenze tra teoria funzionalista classica e teoria della mente incorporata.

Dire “mente = elaborazione dell’informazione” equivale a sposare il funzionalismo computazionale?

Io = somma di parti
Tali parti posso essere sottoinsiemi di:
  1. cervello (funzionalismo classico)
  2. cervello + corpo (embodiement)
  3. cervello + corpo + ambiente (extended)


Di Francesco discute la versione di mente estesa proposta da David Chalmers e Andy Clark in The Extended Mind [vedi articolo originale, vedi mia scheda](non viene discussa la presentazione, ritenuta molto più articolata, dell'idea di mente estesa proposta da Clark in Natural-born Cyborg [vedi mia scheda]).

E’ naturale distinguere tra processi causali che hanno diritto a essere definiti «mentali» in quanto connessi al significato ordinario di mente, o quanto meno alla sua trasposizione scientifica, e processi causalmente rilevanti per l’emergere dell’attività cognitiva, ma non mentali essi stessi.
(La presenza di certi neurotrasmettitori, o il livello di mielinizzazione degli assoni, per esempio, non individuano una proprietà mentale, anche se sono rilevanti per il buon funzionamento di una mente.)

Differenza tra Inga e Otto: Introspezione <---> Percezione.

Mi sembra che pur ammettendo che ci siano processi mentali non coscienti, alla fine la differenza che Di Francesco fa tra la situazione di Inga e quella di Otto (introspezione, accesso diretto, immediato contro percezione, accesso indiretto, mediato) possa essere descritta in termini di processo inconscio e coscio (Inga non sa come le vengono in mente i ricordi, mentre Otto dispone di una procedura per “farseli venire in mente”).

Accesso ad un contenuto informativo
  • cosciente
    • apro taccuino e leggo [Otto]
    • ? [Inga]
  • non cosciente
    • ? [Otto]
    • mi viene in mente [Inga]
Cfr. Natural-Born Cyborg. E se la tecnologia fosse così trasparente da diventare quasi non cosciente?

Di Francesco sostiene che le condizioni che C & C pongono per considerare un supporto esterno come una vera parte della mente estesa siano introdotti ad hoc per far tornare i conti, e non sono giustificati.

Non è ben chiaro se Di Francesco è contrario solo alla teoria della mente estesa o a qualunque concezione funzionalista.
Da una parte afferma:
Mentre è concepibile che la mente personale emerga da quella sub-personale, non si vede in che senso ciò potrebbe avvenire a partire dalla mente estesa nella sua globalità.

Ma dall’altra dice:
Quando viene meno la funzione di integrazione e accesso alle informazioni (che è svolta dalla mente di Otto, per quanto malata) Otto svanisce. (Ovvero, se spegniamo il soggetto trascendentale, abbiamo un cumulo di taccuini, non una persona.).
Secondo il funzionalismo alla Dennett o alla Clark non siamo altro che un cumulo di taccuini.

Oppure:
Ciò che resta escluso da questa descrizione impersonale del flusso dell’informazione è la dimensione soggettiva dell’esperienza e il punto di vista della prima persona.

Se adottiamo il modello funzionale-informazionale la distinzione tra mente e mondo sfuma fino a svanire.

Ma dice anche:
Noi sappiamo che le attività sub-personali interne che governano l’emergenza del soggetto hanno questo genere di connessione (anche se non sappiamo spiegarne i meccanismi: questo è il ‘mistero’ della coscienza).
Mentre il soggetto non può emergere da una concezione estesa.

Ma perché mai?
Se non sappiamo spiegare i meccanismi che portano dalle parti sub-personali al soggetto, come possiamo affermare che da tali parti sub-personali si arriva al soggetto, mentre da parti sub-personali e ambientali ciò non può avvenire?

Probabilmente non ho capito la sua concezione emergentista. Da rivedere!

Studiare Davidson su ragioni e cause [Davidson, D. (1980), Essays on Actions and Events, Oxford University Press, Oxford; tr. it. Azioni ed eventi, Il Mulino, Bologna 1992.]

Diego Marconi, Contro la mente estesa

Diego Marconi, "Contro la mente estesa", in Sistemi intelligenti, n.: 3, dicembre 2005

(Riassunto)

Per i sostenitori della mente estesa, molti processi cognitivi coinvolgono in modo essenziale sia il corpo, sia l’ambiente in cui l’organismo agisce. Quindi la mente deve essere concepita come embodied (incorporata) e embedded (inclusa, innestata nell’ambiente).

I sostenitori della mente estesa si ispirano a recenti scoperte in vari campi, dalla robotica alla neurofisiologia, o alla riflessione su alcune elementari attività intelligenti.

La connessione tra le nuove scoperte e la tesi della mente estesa è piuttosto debole.
  • Si può essere assolutamente convinti che un processo cognitivo possa svolgersi senza una rappresentazione completa ed esplicita dell’ambiente in cui opera e senza un sistema centrale di controllo (Brooks), senza per questo affermare che il sistema cognitivo sia formato da robot + ambiente. “Usare il mondo come modello del mondo” è un vuoto slogan.

Altri esempi spesso presi in esame dai sostenitori della mente estesa sono:
  • moltiplicare con carta e matita
  • giocare a scarabeo
In questi casi è vero che la carta e la matita oppure le tessere di plastica facilitano i nostri processi cognitivi e che per spiegare cosa stiamo facendo si devono menzionare, ma è del tutto ingiustificato sostenere che il soggetto del processo cognitivo sia il sistema formato dal cervello e il corpo del soggetto + la carta e la matita (o le tessere) e quindi ciò che chiamiamo mente debba essere questo sistema esteso. (De Francesco: il sistema non ha soggettività)

Argomenti contro:
  • secondario. L’uso linguistico quotidiano non si accorda con quanto affermano i sostenitori della teoria della mente estesa. Nessuno direbbe di saper fare “a mente” 432 x 7215 facendolo con carta e matita; anzi “a mente” viene usato per il caso contrario.
  • sostanziale. Analisi del caso di Otto. Il taccuino di Otto non soddisfa le condizioni che C&C stessi pongono. Non sarebbe facilmente e rapidamente accessibile. Per capire meglio questo punto serviamoci dell’esempio seguente.

Emma e Anna sono due studentesse di liceo molto pigre che non amano il latino.
  1. Emma ha un padre molto ricco che le ha regalato un nuovissimo traduttore elettronico che sforna per lei, sull’istante, la traduzione di qualunque frase latina.
  2. Il padre di Anna invece è povero ma è un amante della letteratura latina e conosce questa lingua alla perfezione; ogni volta che Anna gli fa leggere una frase latina il padre le fornisce immediatamente la traduzione.
E’ legittimo chiedersi chi fa la traduzione. (problema in 3° persona, attribuzione, non in 1° come quello che suscita De Francesco)
Secondo C&C la traduzione è realizzata dal sistema creato da Anna + il padre di Anna. Il professore di latino, ovviamente, non è d’accordo.

Nota:
A Marconi si potrebbe obiettare che ha dimenticato che esiste una terza studentessa – Sofia - figlia di un neuroscienziato, che è riuscito a collegare lo stesso traduttore di Emma all’input visivo o sonoro del cervello di sua figlia, in modo tale che non solo Sofia riesce a fare tutte le versioni a casa come Anna ed Emma, ma anche a rispondere a tutte le domande che il professore le fa a scuola. In questo caso il professore metterebbe brutti voti a Sofia?


Se si vuole seguitare a parlare di mente come insistono i sostenitori della mente estesa, dovrebbe essere possibile contarle (Quine). Allora quante menti ci sono quando Anna e il padre fanno i compiti? Sembra sensato parlare di 2 menti e al massimo 1 processo cognitivo.

Alberto Oliverio, La mente estesa e le neuroscienze

Alberto Oliverio, "La mente estesa e le neuroscienze", in Sistemi intelligenti, n.: 3, dicembre 2005

(Riassunto)

Un precursore dei teorici della mente estesa può essere considerato J. Bruner che parla di “amplificatori” della mente simili a quelli che aiutano il corpo.

Il concetto di amplificatore o “supporto” della mente può essere accettato, ma è da rifiutare una concezione estrema che caratterizza le operazioni mentali in funzione del contesto ambientale e riduce l’importanza dei rapporti tra struttura cerebrale e funzione mentale.

Esempio tipico è quello che considera l’uso dei simboli esterni come un mezzo per innescare funzioni mentali astratte altrimenti impossibili, senza considerare che la mente, umana e animale, è di per sé capace di operazioni astratte anche senza l’aiuto di simboli esterni.

Segue l’analisi di alcuni esperimenti su neonati e su animali tesi a dimostrare la capacità di operare con concetti astratti anche in assenza di simboli esterni.
Ciò dimostra, contro ciò che affermano i sostenitori della tesi della mente estesa , che la mente è equipaggiata con una serie di funzioni che le consentono di generalizzare, astrarre, rappresentare anche in assenza di capacità linguistiche.

martedì 9 gennaio 2007

Natural-Born Cyborg

Ho pubblicato sulla versione in inglese del blog un riassunto del libro di Andy Clark, Natural-Born Cyborgs. Minds, Technology, and the Future of Human Intelligence, Oxford University Press, 2003