lunedì 15 gennaio 2007

Diego Marconi, Contro la mente estesa

Diego Marconi, "Contro la mente estesa", in Sistemi intelligenti, n.: 3, dicembre 2005

(Riassunto)

Per i sostenitori della mente estesa, molti processi cognitivi coinvolgono in modo essenziale sia il corpo, sia l’ambiente in cui l’organismo agisce. Quindi la mente deve essere concepita come embodied (incorporata) e embedded (inclusa, innestata nell’ambiente).

I sostenitori della mente estesa si ispirano a recenti scoperte in vari campi, dalla robotica alla neurofisiologia, o alla riflessione su alcune elementari attività intelligenti.

La connessione tra le nuove scoperte e la tesi della mente estesa è piuttosto debole.
  • Si può essere assolutamente convinti che un processo cognitivo possa svolgersi senza una rappresentazione completa ed esplicita dell’ambiente in cui opera e senza un sistema centrale di controllo (Brooks), senza per questo affermare che il sistema cognitivo sia formato da robot + ambiente. “Usare il mondo come modello del mondo” è un vuoto slogan.

Altri esempi spesso presi in esame dai sostenitori della mente estesa sono:
  • moltiplicare con carta e matita
  • giocare a scarabeo
In questi casi è vero che la carta e la matita oppure le tessere di plastica facilitano i nostri processi cognitivi e che per spiegare cosa stiamo facendo si devono menzionare, ma è del tutto ingiustificato sostenere che il soggetto del processo cognitivo sia il sistema formato dal cervello e il corpo del soggetto + la carta e la matita (o le tessere) e quindi ciò che chiamiamo mente debba essere questo sistema esteso. (De Francesco: il sistema non ha soggettività)

Argomenti contro:
  • secondario. L’uso linguistico quotidiano non si accorda con quanto affermano i sostenitori della teoria della mente estesa. Nessuno direbbe di saper fare “a mente” 432 x 7215 facendolo con carta e matita; anzi “a mente” viene usato per il caso contrario.
  • sostanziale. Analisi del caso di Otto. Il taccuino di Otto non soddisfa le condizioni che C&C stessi pongono. Non sarebbe facilmente e rapidamente accessibile. Per capire meglio questo punto serviamoci dell’esempio seguente.

Emma e Anna sono due studentesse di liceo molto pigre che non amano il latino.
  1. Emma ha un padre molto ricco che le ha regalato un nuovissimo traduttore elettronico che sforna per lei, sull’istante, la traduzione di qualunque frase latina.
  2. Il padre di Anna invece è povero ma è un amante della letteratura latina e conosce questa lingua alla perfezione; ogni volta che Anna gli fa leggere una frase latina il padre le fornisce immediatamente la traduzione.
E’ legittimo chiedersi chi fa la traduzione. (problema in 3° persona, attribuzione, non in 1° come quello che suscita De Francesco)
Secondo C&C la traduzione è realizzata dal sistema creato da Anna + il padre di Anna. Il professore di latino, ovviamente, non è d’accordo.

Nota:
A Marconi si potrebbe obiettare che ha dimenticato che esiste una terza studentessa – Sofia - figlia di un neuroscienziato, che è riuscito a collegare lo stesso traduttore di Emma all’input visivo o sonoro del cervello di sua figlia, in modo tale che non solo Sofia riesce a fare tutte le versioni a casa come Anna ed Emma, ma anche a rispondere a tutte le domande che il professore le fa a scuola. In questo caso il professore metterebbe brutti voti a Sofia?


Se si vuole seguitare a parlare di mente come insistono i sostenitori della mente estesa, dovrebbe essere possibile contarle (Quine). Allora quante menti ci sono quando Anna e il padre fanno i compiti? Sembra sensato parlare di 2 menti e al massimo 1 processo cognitivo.

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