lunedì 15 gennaio 2007

Michele Di Francesco, “«Mi ritorni in mente». Mente distribuita e unità del soggetto”

in Networks, 3-4 2004, pp. 115-139; http://lgxserve.ciseca.uniba.it/lei/ai/networks/04/.

(riassunto e note)

Se Frege e Russell, forse esagerando, avevano espulso i pensieri dalla mente (Dummett, 1988), oggi assistiamo al fenomeno opposto: l’intrusione della mente nel mondo (umano e naturale).

“Dove è la mente?” equivale a chiedersi “Che cosa è la mente?”.

Obiettivi dell’articolo:
  1. Mostrare che la concezione che equipara la mente all’elaborazione dell’informazione conduce verso due direzioni apparentemente opposte ma in realtà complementari: embodiment (incorporazione, mente nel corpo) e de-embodiment (scorporazione, mente distribuita, mente nel mondo).
  2. La concezione della mente incorporata e distribuita trascura aspetti essenziali dei fenomeni mentali (soggettività, mente personale).

Nota:
“Dov’è la mente?”
E’ una domanda sensata? Non sarebbe come chiedersi “Dov’è l’amore?”. Qui lo stesso Cartesio ci dovrebbe aiutare:
  • La mente non ha estensione!
  • Ma ovviamente non è una sostanza, ma uno stato di una o più sostanze e queste ultime occupano uno spazio. Quali sostanze?
    • sistema nervoso
    • corpo
    • ambiente
Allora la domanda andrebbe riformulata così “Dove sono le sostanze che permettono la mente? Sono tutte interne alla testa?”

Il funzionalismo computazionale inclina (senza necessitare) verso una teoria della mente che ne dissolve gli aspetti esperienziali e soggettivi, in favore di una concezione distribuita e sostanzialmente a-personale. [molto giusto]

Se i processi mentali sono elaborazione dell’informazione, allora in prima battuta
la mente è dove c’è elaborazione dell’informazione. E non dove c’è esperienza.
l’elaborazione dell’informazione (e quindi la mente) è molto più diffusa dell’esperienza: di una gran massa dei processi di elaborazione cognitiva noi siamo di fatto all’oscuro.

Se “mente = informazione elaborazione”,
allora “mente>esperienza cosciente, mente> io biologico”.

Il funzionalismo rende possibile l’estensione della mente al di là dei confini del corpo e del cervello.


Nota:
Credo che Di Francesco abbia ragione a sostenere che non c’è incompatibilità tra funzionalismo computazionale e mente incorporata, anzi che proprio il funzionalismo computazionale permette una visione della mente incorporata; però nello stesso tempo ho la sensazione che sottovaluti l’importanza delle critiche della nuova scienza cognitiva al funzionalismo computazionale classico.
Devo essere in grado di formulare con molta precisione le differenze tra teoria funzionalista classica e teoria della mente incorporata.

Dire “mente = elaborazione dell’informazione” equivale a sposare il funzionalismo computazionale?

Io = somma di parti
Tali parti posso essere sottoinsiemi di:
  1. cervello (funzionalismo classico)
  2. cervello + corpo (embodiement)
  3. cervello + corpo + ambiente (extended)


Di Francesco discute la versione di mente estesa proposta da David Chalmers e Andy Clark in The Extended Mind [vedi articolo originale, vedi mia scheda](non viene discussa la presentazione, ritenuta molto più articolata, dell'idea di mente estesa proposta da Clark in Natural-born Cyborg [vedi mia scheda]).

E’ naturale distinguere tra processi causali che hanno diritto a essere definiti «mentali» in quanto connessi al significato ordinario di mente, o quanto meno alla sua trasposizione scientifica, e processi causalmente rilevanti per l’emergere dell’attività cognitiva, ma non mentali essi stessi.
(La presenza di certi neurotrasmettitori, o il livello di mielinizzazione degli assoni, per esempio, non individuano una proprietà mentale, anche se sono rilevanti per il buon funzionamento di una mente.)

Differenza tra Inga e Otto: Introspezione <---> Percezione.

Mi sembra che pur ammettendo che ci siano processi mentali non coscienti, alla fine la differenza che Di Francesco fa tra la situazione di Inga e quella di Otto (introspezione, accesso diretto, immediato contro percezione, accesso indiretto, mediato) possa essere descritta in termini di processo inconscio e coscio (Inga non sa come le vengono in mente i ricordi, mentre Otto dispone di una procedura per “farseli venire in mente”).

Accesso ad un contenuto informativo
  • cosciente
    • apro taccuino e leggo [Otto]
    • ? [Inga]
  • non cosciente
    • ? [Otto]
    • mi viene in mente [Inga]
Cfr. Natural-Born Cyborg. E se la tecnologia fosse così trasparente da diventare quasi non cosciente?

Di Francesco sostiene che le condizioni che C & C pongono per considerare un supporto esterno come una vera parte della mente estesa siano introdotti ad hoc per far tornare i conti, e non sono giustificati.

Non è ben chiaro se Di Francesco è contrario solo alla teoria della mente estesa o a qualunque concezione funzionalista.
Da una parte afferma:
Mentre è concepibile che la mente personale emerga da quella sub-personale, non si vede in che senso ciò potrebbe avvenire a partire dalla mente estesa nella sua globalità.

Ma dall’altra dice:
Quando viene meno la funzione di integrazione e accesso alle informazioni (che è svolta dalla mente di Otto, per quanto malata) Otto svanisce. (Ovvero, se spegniamo il soggetto trascendentale, abbiamo un cumulo di taccuini, non una persona.).
Secondo il funzionalismo alla Dennett o alla Clark non siamo altro che un cumulo di taccuini.

Oppure:
Ciò che resta escluso da questa descrizione impersonale del flusso dell’informazione è la dimensione soggettiva dell’esperienza e il punto di vista della prima persona.

Se adottiamo il modello funzionale-informazionale la distinzione tra mente e mondo sfuma fino a svanire.

Ma dice anche:
Noi sappiamo che le attività sub-personali interne che governano l’emergenza del soggetto hanno questo genere di connessione (anche se non sappiamo spiegarne i meccanismi: questo è il ‘mistero’ della coscienza).
Mentre il soggetto non può emergere da una concezione estesa.

Ma perché mai?
Se non sappiamo spiegare i meccanismi che portano dalle parti sub-personali al soggetto, come possiamo affermare che da tali parti sub-personali si arriva al soggetto, mentre da parti sub-personali e ambientali ciò non può avvenire?

Probabilmente non ho capito la sua concezione emergentista. Da rivedere!

Studiare Davidson su ragioni e cause [Davidson, D. (1980), Essays on Actions and Events, Oxford University Press, Oxford; tr. it. Azioni ed eventi, Il Mulino, Bologna 1992.]

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