venerdì 28 settembre 2007

Relazione finale su M. Donald per corso di Filosofia della Scienza

Per adempiere ai miei obblighi di dottorato, nel secondo semestre dell'anno accademico 2006-07, ho seguito il corso di Filosofia della Scienza, tenuto dalla Prof.ssa Elena Gagliasso, sul tema "Tra corpo e mente: metodologie, ideologie e origine antropica"; e alla fine ho illustrato gli altri studenti le tesi di M. Donald sull'evoluzione della mente, basandomi sul seguente schema.

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Merlin Donald,

L'evoluzione della mente. Per una teoria darwininana della coscienza.

Garzanti, Milano, 2004

(titolo originale: Origins of the modern mind, President and Fellows of Harward College, 1991)


L'autore e la sua problematica

  • Merlin Donald è professore di psicologia alla Queen's University di Ontario (Canada).
  • A Mind So Rare. The evolution of Human Consciousness, W.W. Norton & Company, New York, 2001

"Da dieci anni circa è rinato, nell'ambito delle scienze cognitive, l'interesse per l'evoluzione della mente umana e con essa quella del linguaggio, sua espressione. A testimoniarlo, l'interesse e il dibattito intorno a libri come L'origine della mente moderna (1991) di Merlin Donald o L'istinto del linguaggio (1994) di Steven Pinker. […] La specie simbolica (1997) è la sintesi più compiuta di questo nuovo clima."

[Silvio Ferraresi, prefazione all'edizione italiana di T. W. Deacon, La specie simbolica, Fioriti, Roma, 2001]


"Nella maggior parte dei campi scientifici il nucleo del dibattito è costituito dalle teorie sulle origini: […] Tuttavia il problema dell'origine della mente umana non ha ancora assunto una centralità nella scienza cognitiva."

"Questo libro si propone di riflettere su quale sia lo scenario più probabile della comparsa della cognizione umana."

"L'essenza della mia ipotesi è che la mente dell'uomo attuale si sia evoluta da quella dei primati attraverso una serie di grandi adattamenti, ognuno dei quali portò alla comparsa di un nuovo sistema rappresentativo. Ciascun nuovo sistema di rappresentazioni successivo si è conservato intatto nell'architettura mentale attuale: la nostra mente è quindi un mosaico delle vestigia cognitive dei primi stadi dell'evoluzione umana. […] La nostra mente non è una tabula rasa […] La moderna struttura rappresentativa della mente umana racchiude in sé le conquiste sia di tutti i nostri progenitori ominidi sia di alcune specie di scimmie antropomorfe."

"Qui la parola chiave è rappresentazione. L'uomo non ha semplicemente sviluppato un cervello più grande, una memoria espansa, un lessico o un particolare apparato fonatorio, ma ha evoluto nuovi sistemi di rappresentazione della realtà. Durante questo processo il nostro apparato di rappresentazione ha in qualche modo intuito l'utilità di simboli e li ha inventati dal nulla: in natura non esistevano simboli cui ispirarsi."

"L'interrogativo è il seguente: come ha potuto l'uomo […] arrivare a rappresentare il proprio sapere in forma simbolica? Quali sono stati gli stadi di questo sviluppo?"

[M. Donald dal Prologo all'Evoluzione della Mente]


  • Teoria darwiniana, perché rifacendosi alle intuizioni di Darwin sull'origine del linguaggio umano vuole sostenere una tesi continuista dello sviluppo cognitivo tra uomini e altri animali. Più continuista di Deacon.
  • Successione classica degli ominidi. Pur menzionando la varietà di ominidi (talvolta compresenti) si distacca da Pievani.
  • Alcune delle struttura neuropsicologiche osservate nell'uomo attuale possono essere interpretate come il prodotto dell'evoluzione biologica e altre come l'imposizione di vincoli culturali e tecnologici sulla maturazione e sulla crescita neuropsicologica.




Quattro stadi e tre grandi transizioni

  • La mente e la cultura delle grandi scimmie antropomorfe: la cultura episodica.
    Transizione: la nascita della rappresentazione mimica
  • La mente e la cultura di Homo Erectus: la cultura mimica
    Transizione: la nascita del linguaggio simbolico
  • La mente e la cultura di Homo Sapiens: la cultura mitica
    Transizione: la nascita della scrittura
  • La mente e la cultura di Homo Sapiens che immagazzina simboli nella memoria esterna: la cultura teoretica


I primi 4 capitoli

  1. La necessità di una teoria dell'evoluzione cognitiva
    L'architettura mentale come fenomeno emergente. Cultura come prova dell'esistenza di strutture cognitive. Organizzazione del libro.
  2. La tesi darwiniana
    Continuità e discontinuità. Le teorie predarwiniane. Darwin sull'intelligenza animale. Le tesi darwiniane sull'origine del linguaggio. Malgrado le ovvie lacune delle conoscenze del tempo di Darwin sono interessanti: a) la nozione di un mutamento cognitivo prelinguistico che favorì la comparsa del linguaggio; si deve stabilire un passaggio graduale dal punto di partenza della struttura cognitiva delle antropomorfe a quella dell'uomo; b) la comparsa del linguaggio e legata alla vocalizzazione; prosodia precede fonetica; c) la comparsa del linguaggio creò nuove capacità di pensiero che dipendevano da esso. Pensiero linguistico e non-linguistico nell'uomo; d) importanza delle vestigia cognitive
  3. La macchina di Wernicke
    Modelli del linguaggio modulari e unitari. Wernicke. Fodor. Aspetti neurologici. Ipotesi sull'importanza della lateralizzazione e diversità funzionale dei due emisferi. Geschwind. Il generativismo dell'emisfero sinistro secondo Corballis. Le capacità cognitive di Frate John. Il cervello in assenza di linguaggio.
  4. Cronologia dei mutamenti anatomici e culturali
    Pietre miliari nella cronologia delle mutazioni. Come Deacon, Donald non ritiene che bipedismo, pollice opponibile, elaborato apparato vocale, e persino cervello espanso siano né necessari né sufficienti per il linguaggio. Ma un visibile cambiamento anatomico indica sempre un concomitante mutamento funzionale. Antropomorfe attuali costituiscono il punto di partenza della ricerca. Eppure le differenze sono spesso più quantitative che qualitative. Variazioni vistose del quoziente di encefalizzazione si ebbero con la comparsa di Homo Erectus e con la comparsa di Homo Sapiens, rispettivamente 2 milioni e 200.000 anni fa. Il bipedismo risale addirittura alle austalopitecine (Donald non parla, a differenza di Pievani, di andatura mista). Probabilmente già nei primi ominidi ci sono asimmetrie tra gli emisferi cerebrali. La curvatura della base cranica procede lentamente e poi si accentua molto con Homo Sapiens. Pur parlando di diverse specie di ominidi talvolta concomitanti, Donald rimane legato ad una successione filogenitica lineare con un'unica specie in un unico lasso di tempo. Quando reinterpretiamo i cambiamenti biologici e culturali alla luce di una teoria dello sviluppo cognitivo dobbiamo ritenere che il primo vero punto di svolta si ha con Homo Erectus; con lui si ha il deciso accrescimento encefalico, la prima cultura veramente umana (uso di strumenti litici sicuramente prodotti intenzionalmente, uso del fuoco, migrazioni). Homo Habils è visto come un organismo di passaggio tra austrolopicetine e Homo Erectus. Con l'avvento di Homo Sapiens si ebbe il deciso accrescimento del volume cranico, la netta discesa della laringe, la comparsa del linguaggio simbolico, il tumultuoso sviluppo di novità culturali.



Dal 5° al 8° capitolo

Rappresentano i capitoli fondamentali del libro in cui viene proposta la tesi originale di Donald.

  1. La cognizione dei primati: cultura episodica
  2. Prima transizione: dalla cultura episodica alla cultura mimica
  3. Seconda transizione: dalla cultura mimica alla cultura mitica
  4. Terza transizione: immagazzinamento di simboli nella memoria esterna e cultura teoretica

L'anatomia e la neuropsicologia sono utili nello stabilire la serie di modelli cognitivi che si sono succeduti in questa evoluzione, ma ancora più utile è la cultura che determinate specie dimostrano. Tuttavia le culture sono state spesso classificate in termini di abitudini alimentari o di territorio o in termini tecnologici, ma raramente ne è stata data una classificazione in termini di caratteristiche cognitive predominanti. Mentre Donald, partendo dall'assunto che la cultura di una determinata specie rispecchia le capacità cognitive degli individui che ne sono artefici, cerca di darne una classificazione in termini cognitivi. Fondamentale è l'etologia. La dimensione più significativa di una classificazione cognitiva della cultura è quella della strategia rappresentativa.



La cultura episodica delle scimmie antropomorfe

  • L'intelligenza delle antropomorfe è spesso sottovalutata; dimostrano facoltà intellettive ricche e differenziate; le loro prestazioni sono nettamente inferiori agli umani.
    • Non producono manufatti duraturi, ma si servono occasionalmente di strumenti.
    • Dimostrano inventiva nella risoluzione di nuovi problemi
    • La loro cultura è statica e stereotipata e con variazioni minime tra i diversi gruppi
    • Hanno una forma di 'coscienza' e autorappresentazione (scimpanzé possono riconoscersi allo specchio).
    • Percepiscono eventi e situazioni.
  • Sono in grado di una ricca comunicazione, ma
    • hanno capacità di vocalizzazione limitate;
    • non hanno impedimenti di carattere motorio o percettivo all'utilizzazione del linguaggio dei segni o di gettoni 'simbolici';
    • possono essere addestrati all'uso di segni (soprattutto ASL o gettoni 'simbolici');
    • possono apprendere e usare anche due o tre segni insieme ma non vanno oltre;
    • nella tipologia del riferimento usata da Peirce e Deacon (icone, segnali, simboli), si limitano ai primi due. [Ma Donald non usa questa classificazione];
    • mancano di capacità sintattiche e generative;
    • il loro uso del linguaggio dei segni li rende delle perfette esecutrici skinneriane;
    • non usano naturalmente segni e non sono in grado di inventarli spontaneamente.
  • Importanza della 'intelligenza sociale' (Dunbar)
  • Memoria procedurale, memoria episodica, memoria semantica (Tulving)
  • La lo cultura si può quindi definire episodica perché il loro comportamento, sebbene complesso, appare
    • non riflessivo,
    • concreto,
    • legato al contesto situazionale.
    • Con ricordi legati agli specifici contenuti percettivi di un luogo e di un tempo
  • La loro vita è vissuta interamente nel presente come una serie di episodi concreti (sembra il primo stadio dello stato di natura di Rousseau)

La prima transizione: dalla cultura episodica alla cultura mimica

  • L'anello mancante: la cultura mimica.
  • Per rintracciarla ci basiamo su 3 fonti:
    1. punto di partenza (cultura episodica)
    2. punto di arrivo (uomo biologicamente moderno)
    3. resti archeologici direttamente collegabili alle capacità cognitive dei nostri progenitori.

  • "Nel presente capitolo proporrò che una cultura arcaica ma inequivocabilmente
    umana abbia mediato la transizione dalle antropomorfe all'uomo. Questo strato
    culturale intermedio viene definito mimico sulla base del modo di
    rappresentazione predominante. Sebbene le prove al riguardo siano indirette, io le ritengo persuasive; di fatto, uno strato intermedio di cultura cognitiva è
    una necessità logica che si affaccia nel corso della costruzione di uno scenario
    credibile dell'evoluzione umana."

[M. Donald dal cap. 6° dell'Evoluzione della Mente]


  • Caratteristiche dalla cultura mimica
    • è la prima cultura inequivocabilmente umana.
    • sorge con Homo Erectus.
    • Uso di una varietà di sofisticati strumenti.
    • Espansione fuori della nicchia ecologica africana a tutto il continente eurasiatico.
    • Vaste aggregazione sociali per la cooperazione (per es. caccia)
    • Uso controllato del fuoco e cottura dei cibi
  • La cognizione umana in assenza di linguaggio
    • Utili indicazioni da:
      • bambini in età prelinguistica,
      • sordomuti analfabeti del passato,
      • caso di Frate John.
    • In questi casi è presente:
      • intenzionalità,
      • rappresentazione mimica e gestuale,
      • percezione categoriale,
      • comprensione dei rapporti sociali,
      • sofisticate capacità comunicative
  • Cultura episodica + capacità mimiche + conseguenze sociali = cultura mimica
  • Capacità mimiche:
    • Intenzionalità. (Le rappresentazioni mimiche si riferiscono a degli eventi).
    • Generatività ( possono essere scomposte e ricomposte)
    • Comunicatività (sono pubbliche e possiedono potenzialità intrinseche di comunicazione).
    • Referenzialità. (distinguono l'atto mimico dal suo referente riferimento).
    • Illimitatività. (possono modellare un numero illimitato di singoli eventi percettivi).
    • Endogenesi. (sono compiute volontariamente)
  • Mimica facciale e mimica vocale come casi particolari della capacità mimica.
    • Aumento dei muscoli facciali, aumento della capacità mimiche facciali
    • Il controllo volontario delle espressioni facciali dipende probabilmente da sensazioni propriocettive.
    • Controllo prosodico della voce come precedente logico di quello fonetico
    • Mimica vocale e facciale mezzo principale per espressioni delle emozioni
  • Conseguenze sociali:
    • Condivisione della conoscenza.
    • Modellamento di abitudini e gerarchie sociali.
    • Addestramento, giochi, e necessità di semplici forme di pedagogia
    • Coordinamento e suddivisione del lavoro.
    • Capacità di riprodurre eventi e di rappresentarne la struttura
    • Rappresentazione di sé e conseguente miglioramento del controllo motorio a livello conscio.
    • Capacità di lenta innovazione.
  • Cultura mimica:
    • fabbricazione di strumenti e uso controllato del fuoco,
    • caccia stagionale di gruppo,
    • adattamento climatico ed ecologico,
    • struttura sociale complessa,
    • prime forme di ritualità.
  • Il sistema di controllo mimico concepito come un centro di controllo superordinato, non direttamente motorio, è piuttosto un programmatore di azioni spiccatamente astratto. Ingloba, conserva, incapsula la rappresentazione episodica.
  • La rappresentazione mimica rispetto a quella simbolica è più lenta, limitata, ambigua. Ma serve a funzioni differenti ed è tuttora più efficiente per la diffusione di molti tipi di conoscenza.


La seconda transizione: dalla cultura mimica alla cultura mitica

  • Linguaggio e nascita della cultura umana
    • Tutte le popolazioni umane attuali possiedono il linguaggio verbale e una capacità semiotica altamente sviluppati.
    • Il linguaggio è predominante nella cultura umana
      • ma non è il solo mezzo di comunicazione e di pensiero;
      • non si sostituisce, ma si affianca alle capacità mimetiche;
      • in molte attività non è indispensabile.
    • La comparsa del linguaggio deve essere compreso non isolatamente ma all'interno di un adattamento culturale complessivo e di una più ampia architettura cognitiva.
  • Periodo di transizione
    • Una o due transizioni?
      • Uomo arcaico 250.000-150.000 anni fa e poi Cro-Magnon 50.000 anni fa
      • Unica transizione circa 50.000 anni fa
      • Donald propende per un'unica transizione iniziata circa 150.000 anni fa e conclusasi 50.000 anni fa.
  • Vantaggi evolutivi del linguaggio.
    • Non tanto nell'adattamento all'ambiente (IV glaciazione), ma nella competizione fra sottospecie.
    • Per capire i vantaggi evolutivi del linguaggio è utile delineare i suoi primi usi.
      • In società molto primitive tecnologicamente notiamo linguaggi altamente sofisticati.
      • Fa da arbitro sociale.
      • Facilita la coordinazione delle attività tra vari individui.
      • Serve per la concertazione di piani e per decisioni collettive.
      • E' invece di utilità limitata in molte attività pratiche, come l'industria litica in cui si impara più per imitazione.
      • Nelle società tribali, il più elevato uso del linguaggio è nell'area dell'invenzione mitica, cioè nella costruzione di "modelli" concettuali dell'universo.
        • Mito si sviluppa assieme al concetto di causalità.
        • "La mente ha esteso il proprio potere oltre la percezione episodica di eventi e oltre la ricostruzione mimica di episodi, fino a giungere a un modellamento globale dell'universo umano. Il mito costituisce un tentativo di fornire spiegazioni causali, di predire e di esercitare un'azione di controllo, e permea ogni aspetto della vita."
        • Quindi, benché utile come strumento sociale e tecnologico, il linguaggio venne utilizzato dapprincipio per la costruzione di modelli concettuali dell'universo umano; per permettere un pensiero integrato, una grande sintesi unificatrice di quelli che fino ad allora erano stati frammenti di informazione isolati.
    • "L'uomo biologicamente moderno sviluppò il linguaggio in risposta alla pressante necessità di migliorare il proprio apparato concettuale, e non viceversa."
  • I simboli linguistici arbitrari sono probabilmente derivati da un livello precedente, possono essere considerati la standardizzazione delle prestazioni mimiche, e cioè il gesto.
    • Gesti emblematici
    • Gesticolamento linguistico
  • Bruner distingue tra pensiero narrativo e pensiero paradigmatico. Quello narrativo si è sviluppato prima di quello scientifico e logico.
  • L'invenzione simbolica permette l'integrazione del repertorio eterogeneo e concreto della cultura mimica sotto il dominio della mitologia.
  • Linguaggio verbale come forma primaria dell'espressione linguistica nell'uomo; ha richiesto principalmente i seguenti adattamenti:
    • Miglioramento del meccanismo per la produzione fonologica fluente
      • controllo volontario della respirazione
      • migliore muscolatura facciale e del tratto vocale
      • discesa della laringe e glottide più elastica,
      • cambiamenti corticali per il controllo neurale di questi apparati
    • Affinamenti nel sistema uditivo
      • retroazione nella regolazione del linguaggio verbale,
      • "reificazione" dei suoni del linguaggio verbale
    • Loop articolatorio.
      • Buffer di memoria a breve termine
    • Forte accrescimento del repertorio vocale per la creazione di un ricco lessico
  • Il sistema del linguaggio comportò non solo un nuovo apparato vocale ma un sistema interamente nuovo di rappresentazione della realtà
    • Il pensiero narrativo produce commenti orali-verbali su esperienze così come il sistema mimico produce rappresentazioni di azioni
    • È diventato il sistema di controllo superiore che incapsula quello mimico ed episodico ma non è esso stesso incapsulato.

La terza transizione: immagazzinamento dei simboli nella memoria esterna e cultura teoretica

  • La terza transizione è molto recente. Con essa si sviluppano caratteristiche che sembrano essere assenti nelle culture precedenti:
    • L'invenzione grafica
      • Variazione dell'importanza relativa di vista e udito.
    • La memoria esterna
      • Passaggio dall'immagazzinamento interno a quello esterno.
      • La nuova cultura ha un'esistenza esterna alla mente biologica dell'individuo.
    • La costruzione di teorie.
      • Inizio dello sviluppo del pensiero teoretico-scientifico, che ha sempre come primo passo un carattere antimitico. Le argomentazioni formali, la tassonomia sistematica, l'induzione, la deduzione, la verifica, la quantificazione, la teorizzazione sono tutti frutti dell'invenzione visuografica.
      • Predominio del pensiero analitico-paradigmatico su quello narrativo (Bruner)
  • A differenza delle prime due transizioni che dipesero da un cambiamento biologico, la terza transizione dipese da un cambiamento tecnologico.
  • L'invenzione visuografica (uso dei simboli grafici)
    • si sviluppò con un certo gradualismo in un ambiente culturale prevalentemente mitico.
      • Pittura corporale
      • Manufatti decorati
      • Disposizione intenzionale di oggetti
      • Incisione di rappresentazioni bidimensionali e tridimensionali su osso, legno avorio. Caverne decorate dell'età glaciale.
      • Scrittura
    • Può avere tre modalità
      • iconica
      • ideografica
      • fonologica
  • Caverne dipinte
    • non erano utilizzate come abitazioni ma come centri cerimoniali
    • temi fondamentali: caccia e fertilità (contiguità congruenza con pensiero mitico)
    • dimostrano notevole competenza tecnica
  • La scrittura
    • Nasce per scopi pratici: commercio
    • Il cuneiforme nasce come pittografico e senza sintassi; diventa fonetico e con segni grammaticali e sintassi.
    • I geroglifici egizi erano fonetici molto prima che il cuneiforme lo diventasse. Anche i geroglifici nascono da standardizzazione di icone. Complicatissimi indicatori di funzioni, convenzione di genere, specificazioni grammaticali, ecc.. Funzionano spesso con il principio del rebus (dal segno al significato e da questo al suono)
    • Scrivere non significava produrre graficamente una eco del linguaggio verbale ma rappresentare direttamente le idee. Il compito degli scribi non era necessariamente quello di rendere il suono in forma grafica. Le moderne scritture nascondono l'indipendenza tra le due forme di rappresentazione.
    • La tecnologia della scrittura (sia cuneiforme, sia geroglifica, sia ideografica) era all'inizio molto complessa.
      • Scribi
        • piccolissima minoranza
        • Capaci di avere e gestire nella memoria biologica molte nozioni per l'uso di quella esterna.
        • Il 15 % delle tavolette cuneiformi ritrovate contengono elenchi lessicali di esercitazione per gli scribi.
      • Leggere significava interpretare, ricostruire,indovinare il modello mentale di chi aveva scritto.
    • Importanza degli elenchi alla base dello sviluppo del pensiero teoretico. Gli elenchi funzionano molto meglio per iscritto che verbalmente.
    • Con l'alfabeto si ha un'enorme semplificazione e si crea uno stretto rapporto tra ciò che viene detto e ciò che viene scritto
  • Dispositivi della memoria esterna
    • Nella moderna cultura umana, coloro che svolgono attività intellettuale impiegano quasi sempre materiale simbolico esterno.
    • L'importanza dell'educazione e ella pedagogia nel formare individui in grado di usare l'enorme memoria esterna.
  • "Nessuna spiegazione della capacità umana di pensiero che ignori la simbiosi tra memoria biologica e memoria esterna può essere considerata soddisfacente."

3 commenti:

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny