martedì 17 aprile 2007

Massimo Marraffa, Filosofia della psicologia, Laterza, Bari, 2003

(Scheda del libro)

Molto chiaro, compatto e ben scritto. Offre una buona panoramica sui problemi della filosofia della psicologia e dei rapporti tra psicologia del senso comune e psicologia cognitiva.

Pur sembrando una rassegna introduttiva è molto - forse troppo - denso. Mi chiedo quanto possa essere abbordabile da un lettore digiuno di questi argomenti.

A me è servito per “mettere in fila” vari nozioni già conosciute e per richiamare la mia attenzione su altre.

  • La psicologia cognitiva nasce negli anni settanta e fiorisce negli anni ottanta come risposta al fallimento del comportamentismo e della teoria dell’identità dei tipi.
  • La psicologia cognitiva, affermando che la relazione tra mondo e mente è mediata da idee dotate di proprietà semantiche e causali, può esser considerata l’erede della tradizione empirista, anche se all’associazionismo sostituisce la relazione computazionale e sintattica tra idee.
  • La necessità di avere una chiara formulazione della psicologia del senso comune (Da bravi eterofenomenolghi direbbe Dennett). Dovrei dare un’occhiata a
    1. C. Meini, La psicologia ingenua, McGrow-Hill, Milano 2001
    2. Morton, Frames of Mind, Oxford University Press, Oxford, 1980 (per il nome Teoria della teoria)
    3. Lewis, D.K., Psychophysical and theoretical identification, in “Australasian Journal of Philosophy”, 50, pp.249-58, 1972
  • Teoria della teoria. La capacità di attribuire stati intenzionali è il prodotto della maturazione endogena di stati innati (Baron-Cohen, Lesile, Spelke) o si sviluppa nell’infanzia con una dinamica simile a quella delle teorie scientifiche(Perner, Gopnik, Welmann)?
    1. Secondo Perner, J. [Understending the Representational Mind, MIT Press, Cambridge, 1991] il bambino impara a comprendere le proprietà di rappresentazioni pubbliche (fotografie, disegni, mappe e soprattutto proferimenti o iscrizioni linguistiche); solo in un secondo momento estende, per analogia, queste proprietà alle rappresentazioni mentali.
    2. Carey, S. e Spelke, E. [Science and core knowledge, in “Philosophy of Science”, 63, pagg. 515-533], la nozione di rappresentazione mentale è nettaemnte distinta e non derivate dalla nozione di rappresentazione pubblica. Un bambino scon un processo graduale arrichhisce una base di conoscenze innate e specifiche al doninio psicologico. Modulo chomskiano. Ricorda la conferenza tenuta a Roma.
  • Centralità e onnipresenza di Fodor per comprendere il funzionalismo. Si sapeva, ma ancora di più mi ha convinto di doverlo leggere direttamente. Forse solo
    • The Language of Thought
    • Psychosemantics,
    • Fodor, Jerry, A. in Companion to the Philosophy of Mind, Blackwell, Oxford, 1994
    • Cain, M.J., Fodor. Language, Mind and Philosophy, Polity Press, Cambridge, 2002
  • L’ipotesi che la mente/cervello sia una macchina guidata dalla sintassi, le cui transizioni di stato soddisfano criteri semantici di coerenza, costituisce il fondamento del cognitivismo classico (Fodor e Pylyshyn, Connectionism and cognitive architecture: A critical analysis, in “Cognition”, 28, pp. 3-71, 1988)
  • Alla ricerca del omuncolo semantico
  • Non avevo riflettuto abbastanza sulle relazioni tra modularità e meccanicismo. Modularità = scomponibilità = analisi = computazionalità = sintassi. Più un sistema è modulare più è riproducibile da un computer.
  • Relazioni tra scomposizione funzionale e localizzazione.
  • Marr, D., Vision: A Computational Investigation into the Human Representation and Processing of Visual Information, Freeman, San Francisco, 1982 come esempio canonico di computazionalismo.
  • Moduli chomskiani: data base inerti. Moduli computazionali e chomskiani – computazionali. Moduli fodoriani.
  • L’antibiologismo tipico del funzionalismo si indebolisce con gli sviluppi delle neuroscienze negli anni ’90.
  • Buona illustrazione succinta del connessionismo.
  • Due tipi di rappresentazioni di concetti in una rete connessionista.
    • Le unità su cui sono distribuite le rappresentati dei concetti sono a loro volta rappresentazioni dei tratti distintivi del concetto. Quindi tutte le unità hanno un contenuto semantico. Rappresentazioni simboliche
    • Le unità su cui sono distribuite le rappresentati dei concetti non sono valutabili semanticamente. Rappresentazioni subsimboliche.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E'un testo straordinariamente ben scritto e chiaro. In effetti è parecchio denso e di certo non "introduttivo". E'necessario un bel background di cose per apprezzarne a pieno il valore.

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

good start